FOTOGRAFARE OUTDOOR. IL LAGAROT DI LOUROUSA, UN PARADISO PER I FOTOGRAFI (E NON SOLO)

Se fotografare all’aria aperta non può essere considerata un’attività sportiva, benché talvolta comporti molta fatica e necessiti di un’adeguata preparazione, lo si può senza dubbio definire attività outdoor a tutti gli effetti, con caratteristiche proprie, regole ed obiettivi.

Quando si pianifica un’uscita, smartphone in tasca e via o con uno zaino carico di attrezzatura, avere qualche informazione più specifica sugli spunti fotografici che un luogo ha da offrire permette senza dubbio di realizzare scatti migliori, che lo scopo sia quello di ottenere un’immagine iconica da stampare e appendere alle pareti di casa o quello di fermare il ricordo di una piacevole gita in montagna da condividere con gli amici o con il mondo intero.

Andiamo alla scoperta di un nuovo itinerario sulle meravigliose montagne piemontesi dedicando maggiore attenzione alle opportunità che questo luogo propone all’escursionista per vivere la propria esperienza fotografica.

LA META

Il Lagarot di Lourousa è un piccolo incantevole specchio d’acqua alpino a 1940 metri di quota nella solitaria e silenziosa conca di fronte al Canalone di Lourousa, lingua di ghiaccio e neve lunga poco meno di un chilometro che resiste all'ombra del massiccio dell'Argentera, la montagna simbolo della Valle Gesso. Per la sua posizione e le sue peculiarità il “Lagarot”, come lo chiama più semplicemente la gente del posto, è annoverato tra i punti panoramici più belli del Parco delle Alpi Marittime.

IL PERCORSO

Si arriva a destinazione con una camminata di circa 2 ore percorrendo il sentiero che da Terme di Valdieri (1353 m) conduce al Rifugio Morelli Buzzi (2340 m, 3 ore) e, proseguendo, al Colle del Chiapous (2533 m, 3h45).

Il percorso è agevole ed in ottime condizioni grazie al recente intervento delle squadre degli operai forestali della Regione Piemonte in collaborazione con l’Ente gestore del Parco.

UN PARADISO PER I FOTOGRAFI

Fonti di ispirazione fotografica si incontrano fin dal tratto iniziale, dove in tarda primavera il verde vivace della faggeta è accompagnato da incredibili fioriture di maggiociondolo, gli arbusti crescono in gruppi e formano cascate di fiori gialli e in alcuni punti veri e propri tunnel da attraversare, non prima di aver scattato qualche immagine ravvicinata (close-up o macro) o aver utilizzato le chiome fiorite per incorniciare una cima sullo sfondo.

Salendo di quota il bosco si dirada e le conifere – abeti, pini e larici - diventano le specie principali.

Qui in estate è possibile incontrare e con un po’ di fortuna fotografare qualche curioso camoscio alla ricerca di cibo o di ombra, mentre nelle limpide giornate autunnali il giallo fiammeggiante dei larici che si staglia contro il cielo azzurro consente di ritrarre nel massimo splendore l’ampio vallone e le imponenti vette circostanti. Ricerca della luce e composizione ottimali, in queste situazioni, fanno la differenza tra una foto ricordo e un’immagine super.

Nelle giornate nuvolose, quando foschia e nebbia rendono l’atmosfera più ovattata e il cielo (fotograficamente) meno interessante, il sottobosco erboso tappezzato di rosso dai cespugli di mirtillo, immense distese di rocce e gli immancabili larici formano scorci incantevoli, ideali per una fotografia di paesaggio più intima e suggestiva.

Risalendo il Vallone di Lourousa si giunge finalmente al ripiano del Lagarot.

Una risorgiva, tra prati e larici, forma in questa conca numerose limpide pozze e svariati ruscelli; l'acqua assume ora colorazioni turchesi, ora lattiginose, ora perfettamente trasparenti, rendendo questa località particolarmente suggestiva e ottimo luogo di sosta durante la salita. Il Canalone di Lourousa, chiuso tra il Monte Stella ed il Corno Stella, e solcato dal Gelas di Lourousa, fa da quinta all'ameno pianoro, mentre basta voltarsi all'indietro per ammirare l'imponente sagoma del Monte Matto [Alpi Marittime II, pp. 53-54].

Nelle poche righe di questa citazione sono riassunte in modo impeccabile tutte le peculiarità della nostra meta, ogni parola può essere tramutata in immagine, si può girovagare guidati dalla curiosità o perlustrare l’area con metodo alla ricerca dell’inquadratura perfetta.

Lungo il sentiero che prosegue verso il Rifugio Morelli-Buzzi il passaggio degli escursionisti, in gruppo o solitari, col passo affaticato o con andatura spedita, stimolerà gli appassionati della fotografia più “di azione” nella ricerca di scatti dinamici e capaci di raccontare il crescente interesse verso il mondo delle attività ricreative all’aria aperta.

Due escursioniste austriache, due signore incontrate quest’estate proprio sulle sponde erbose del Lagarot, al termine di uno scambio di battute, dopo avermi chiesto qualche informazione sull’itinerario GTA che stavano in quei giorni percorrendo, mi hanno detto: “Siamo venute qui sulle vostre montagne perché per noi questo è un vero paradiso”. Una frase che “fotografa” bene la nostra fortuna di avere queste valli dietro casa.

(autore: Simone Quaranta)